La crisi energetica europea ha radicalmente spostato tutti gli equilibri della geopolitica globale.
La crisi è risultato dell'errata dipendenza dell'Occidente da un regime non democratico: la Russia.
E ora, gli Stati Uniti, l'Europa e i loro principali alleati stanno reagendo modificando le proprie strategie ed è sempre più chiaro che stiamo entrando in una nuova era in cui si dà priorità alle politiche energetiche e commerciali protezionistiche invece che ai criteri del libero scambio e i mandati del WTO.
Molte lezioni sono state apprese dalla crisi, ma le azioni conseguenti non sembrano essere quelle giuste.
La crisi energetica UE ha mostrato la necessità di diversificare (sia i partner commerciali che le fonti di energia) ma, al contrario, l’Europa sta invece restringendo la scelta di fonti e abbandonando il libero scambio; i leader occidentali si orientano verso il "friend-shoring", in cui i paesi spostano le catene di approvvigionamento verso "paesi fidati" con valori e alleanze politiche simili: "Delimitare le sfere di influenza e valutare l'affidabilità di fornitori e paesi è all'ordine del giorno" (rif. Stiftung Wissenschaft und Politik - D).
Quando però i paesi partner si rivelano inclini alla speculazione ed alla cura dei propri interessi (IRA - USA) (CRMA - UE), le strategie energetiche nazionali e la transizione energetica come quella progettata si rivelano essere una pericolosa deriva.
Ad aggravare la posizione occidentale, soprattutto Europea, un quadro legislativo il cui unico effetto reale sembra essere il suicidio di manifattura ed economia nel tentativo di sostenere una transizione energetica che è già fallita nei fatti: limiti tecnologici, impatto ambientale e inopportunità politica hanno già dimostrato che EV, fotovoltaico ed eolico sono opzioni inconsistenti e pericolose per il prossimo futuro.
Il Giappone, più pragmatico e meno ideologizzato ha tracciato quella che forse ad oggi è l’unica via sensata: 2500 MLD di dollari per sviluppo di “safe nuclear”, “natural gas”, idrogeno. Tutto il resto rischia di essere un fantasia autolesionista, almeno per i prossimi 4 decenni.
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